SPECIALE MAZZACURATI – Anteprima Valerio Mastandrea: “Un onore aver lavorato con Carlo. Con lui era impossibile bluffare”

Valerio Mastandrea lo vedremo da domani al cinema con La Sedia della Felicità, l’ultimo film del compianto regista Carlo Mazzacurati, scomparso lo scorso 22 gennaio 2014. Per l’attore questa esperienza resterà memorabile. Lavorare con Carlo Mazzacurati è stata per lui un’occasione di crescita professionale e di arricchimento umano. Vi regaliamo in anteprima il suo personalissimo ricordo (pubblicheremo prossimamente l’intervista integrale).

193545577-b0d29123-f7ff-472e-ba5a-9e11c545f53f

Valerio Mastandrea e Isabella Ragonese con Carlo Mazzacurati sul set de “La Sedia della Felicità” (foto Emilia Mazzacurati)

In La Sedia della Felicità sei tornato a lavorare con Isabella Ragonese. Purtroppo è stato l’ultimo film di Carlo Mazzacurati. Puoi regalarci un tuo ricordo di questa esperienza insieme a lui?

Ho avuto l’onore di lavorare con Carlo. Purtroppo è arrivato tardi, perché avrei voluto conoscerlo di più e condividere con lui più cose. Eppure i mesi che ho passato con lui sono valsi anni. Era una persona molto in sintonia con un sacco di cose che mi appartengono. Dal senso della vita al senso del lavoro. Amavo i suoi lavori, già da quando vidi il suo Un’Altra Vita. Ricordo ancora, era il 1995, facevo l’attore da un anno e lo andai a vedere da solo. Non sapevo ancora chi fosse questo Mazzacurati eppure quel film mi colpì moltissimo. Da lì in poi ho sempre sperato di poter lavorare con lui, anche se non gliel’ho mai detto. Non l’ho mai detto a nessuno. Anche perché ci eravamo visti poche volte.

la-sedia-della-felicita-valerio-mastandrea-in-una-scena-del-film-366386

Invece poi vi siete finalmente trovati…

Quando è arrivata questa chiamata sono rimasto felicissimo. Soprattutto di aver contribuito a fare un film che lui amava moltissimo. Da quel punto di vista non ho rimpianti. L’unico rimpianto che ho è non poter più condividere con Carlo le mille e più contraddizioni della vita e di questo lavoro. Era uno con cui potevi sempre confrontarti in una maniera sincera o dichiaratamente finta: non si poteva mai bluffare con lui.

Anteprima dell’intervista di Giacomo Aricò

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *