Editoriale Maggio Giugno 2012

Il muro tra realtà e fantasia…

Account o no account questo è il dilemma. I social network ormai fanno parte della nostra vita quotidiana sdoganati e offerti al grande pubblico nel febbraio 2004 con la comparsa di Facebook.  Da quel momento grazie ad una semplice foto ed al nome potevi rintracciare vecchi amici, conoscenze, fare nuove amicizie, tutto rimanendo comodamente seduti a casa.

Così per effetto della novità e grazie al passaparola, in poco tempo quasi tutti hanno creato un account.

Ad un tratto però, nella quasi totalità delle persone è scattata l’irrefrenabile voglia di far saper a tutti quello che stavano facendo o avrebbero fatto, facendo passare ogni cosa, come uno straordinario evento. Eppure noi italiani siamo un popolo che difende la propria privacy, un popolo che lava i panni sporchi a casa tra le mura domestiche. Dal 2004, con la scusa di rimanere in contatto con vecchi e nuovi amici, abbiamo iniziato, con eccesso di vanità, a postare “la qualunque”. Inizialmente tutto è un gioco, ma poi qualcuno è iniziato ad esser internet dipendente: gli ultimi dati rilevano, purtroppo, questo triste fenomeno, che colpisce soprattutto i giovani. Qualcuno ha scavalcato il muro tra realtà e fantasia non capendo più dove inizi la prima e termini la seconda.

 

Gettando alle ortiche anche rapporti duraturi per essersi innamorato/a di un nickname.

Non dimentichiamoci che “il fine” della nascita di Facebook era proprio quello di conquistare le ragazze del campus.

C’è poi la categoria di chi, dietro una tastiera, si erige a critico della società, dei costumi senza poi tramutare i propri commenti in qualcosa di concreto. Senza applicare, nella vita di ogni giorno, quello che invece ogni giorno scrive e commenta. Internet offre la possibilità di essere diversi, non dico migliori, ma diversi.  Dietro un monitor possiamo esser tutti qualcosa di differente da ciò che realmente siamo.

La domanda che mi pongo è: perché fingere? Dove mettiamo la coerenza che cerchiamo nei rapporti giornalieri?

I social, alla base, hanno l’idea di lasciare le persone in contatto, quindi hanno un grandissimo potenziale, ma vanno usati nel modo corretto, non sostituendoli alla vita reale. Le piazze, gli incontri con gli amici non sono cose ormai vecchie e superate, devono essere preservate altrimenti inizieremo a diffidare di tutti, tranne i nostri amici virtuali.

Anche perché girando per strada ormai è difficile non trovare qualcuno con la faccia china su un cellulare o simili, “connesso” con il mondo.

Come dicevano i latini “verba volant scripta manent” e che un post, una foto o un commento su internet è per sempre come diceva una famosa pubblicità.

Non rari, ultimamente, i casi di dipendenti licenziati dopo aver “postato” qualcosa di compromettente per la loro personale immagine . Ecco un altro segnale di allerta.

Insomma come in ogni cosa la moderazione è una conseguenza logica che dovremmo usare, dando il giusto peso agli strumenti che la tecnologia ci dona, riuscendo a “dominarli” senza esserne dominati.

Capendo il senso di ogni miglioria si riesce anche ad utilizzarla nella giusta direzione.

Account o non account questo è il dilemma…

E mentre noi ci arrovelliamo sul quesito, le casse dei proprietari dei social network, crescono.

di Flavio D’Angeli