La correttrice di bozze

LA CORRETTRICE DI BOZZE

Per essere correttori di bozze ci vuole del fegato: non puoi leggere quello che devi correggere, altrimenti i refusi non li vedi……e tutte quelle storie non lette non avrebbero mai potuto prendere vita ….a meno di non bruciare il tempo.

Questo era il suo lavoro.  Lo svolgeva in casa, quasi una stanza da cui quasi mai era uscita come Emily.

Abitava difatti in un abbaino di bohemiana memoria, grande quanto un angolo di via: lì c’era tutta la sua vita, il suo mondo, la sua esistenza e da lì poteva dominare anche la città, i suoi tetti popolati di gatti ed i suoi campanili immersi nel verde.

La sua vita si svolgeva tra le righe di quei libri, facendo gli slalom tra un refuso e l’altro.

Aveva però imparato a bruciare il tempo concessole per riveder le bozze in modo da poter donare la vita a quelle parole stampate e finalmente quei libri li poteva vivere davvero. E lei tutte quelle infinite storie le viveva così tanto intensamente che diventavano poi la sua vita, la sua storia, ogni volta diversa ed entusiasmante….quella era la sua esistenza: le vite altrui chiuse in quei libri che letti diventavano lei rannicchiata in quell’angolo di via che era la sua casa…al crocevia dei cieli.

Ma un giorno qualcosa cambiò l’ordine delle cose nella sua vita, fatta di viaggi della mente e di forse niente.

Si affacciò da quel suo angolo di mondo per guardare i suoi amati tetti, i gatti al sole ed i campanili che scandivano l’ordine del tempo e nel mentre il suo sguardo si allungava oltre le tegole, di fronte a se, incontrò un sorriso, uno di quelli che non aveva mai visto, di quelli che illuminano una stanza ….o lo spazio intorno ad un tetto.  E come aveva letto in uno dei suoi libri… “la sventurata rispose”, ma forse in questo caso sventura non fu. Così incominciarono a parlarsi attraverso specchi puntati al sole con cui i gatti ignari giocavano, mentre loro passavano ore ed ore in questo muto scambio di parole …a raccontarsi dell’oggi, qualche volta di ieri ma mai del domani, perché era come se fosse un eterno presente in quei momenti ….il tempo arrestava il suo corso, le lancette dei campanili rallentavano il loro giro ed i rintocchi si facevano più lenti e fiochi nell’aria rarefatta di un’estate come tante altre.

Dopo le infinite parole sussurrate al sole,  decisero di incontrarsi …, finalmente si sarebbero potuti toccare, avrebbero potuto sentire sotto le dita il calore della pelle assaporandone l’odore e  potuto udire i suoni provenire dalle loro labbra socchiuse,  non solo in un sorriso che illuminava il modo …il suo… il loro.

Era una bella giornata d’estate, calda e sensuale, di quelle in cui tutto può accadere e così si incontrarono in un pub che a lei piaceva molto in quanto sapeva di pirati e di Martinica: le loro immagini di viaggi e di avventure correvano lungo tutte le pareti del locale, promesse di sogni in terre misteriose e lontane… assolate di sole, salate di mare.

Lì parlarono ancora e ancora e le mani si intrecciarono come corone di fiori, il sole esplose nei loro cuori con il fragore di una cascata che ha appena spaccato la roccia come si era spaccata la loro pelle perdendosi in un abbraccio senza tempo e senza spazio….Intorno a loro spirali di luce…

Il proprietario del Pub disse di averli visti andare via insieme circondati da uno strano chiarore; c’è chi invece sostiene di non aver più visto solo lei, la correttrice di bozze, sparita nel nulla da allora e qualcuno azzarda che sia partita per la Martinica. Qualcun altro giura anche di averla vista in quei luoghi a bordo di un panfilo d’altura, dove ora vive e non fa più la correttrice di bozze di libri altrui, ma i libri ora li scrive lei, dal ponte di comando avvolta da una brezza gentile che le accarezza la pelle e gioca con i suoi capelli, tra il volo dei gabbiani, l’orizzonte ed il canto antico delle sirene:

“Io sono dentro di te …cercami…se non ci dovessimo incontrare…ci vedremo comunque…altrove… lontano da dove urla la folla …vicino al fremito del mare”.

Della correttrice di bozze quindi non è rimasto più nulla se non un pallido ricordo, come per Pinocchio il suo burattino, che ancora aleggia sui tetti tra i rintocchi dei campanili, di cui solo i gatti hanno memoria.

E di lui, vi chiederete, che ne è stato?  C’è chi dice di averlo visto tornare più volte nel loro Pub a cercarla o che stia ancora là a inviarle messaggi con gli specchi, perché alzando gli occhi si vedono ancora degli strani bagliori….ma può darsi che siano solo dei miraggi rimasti intrappolati nel tempo per poter far ancora divertire i gatti e forse anche lui sarà partito per andare là, in Martinica a raggiungerla…oppure…sarà altrove lontano da dove, lontano da lì…Chissà!?

di Lucilla Mattei