Stress da Lavoro Correlato

STRESS DA LAVORO CORRELATO

Stress da lavoro: lo Stato ha deciso di farsene carico con una normativa specifica nel 2008, in realtà molti lavoratori e aziende da tempo ne conoscevano purtroppo l’esistenza; si stima che il 55% delle giornate lavorative sia segnato dalla presenza di stress, diventando così un problema di salute largamente diffuso fino a occupare il secondo posto fra quelli più indicati dai lavoratori.

Le ricerche hanno, inoltre, valutato la ricaduta economica sulle aziende (conseguenze indirette quali assenteismo, turnover, diminuzione della produttività, ritardi, aumento dei costi) e sulle economie nazionali. Nel 2002 l’Unione Europea valutò che il costo economico dello stress legato all’attività lavorativa era di circa 20 miliardi di euro. È chiaro quindi come diventi necessario attuare un piano preventivo a favore dei lavoratori e individuare precocemente segnali di malessere laddove già presenti. Innanzitutto, occorre dire che per ogni singolo individuo le manifestazioni di stress da lavoro sono differenti: nausea, frequenti mal di testa, dimagrimento o eccessivo aumento di peso, eczemi, problemi cardiorespiratori, disturbi psicofisici come ansia, attacchi di panico, depressione sono solo alcune delle possibili manifestazioni. Senza contare poi le ricadute che questi disturbi hanno nel breve e lungo termine sui diversi piani: lavorativo, personale, sentimentale, famigliare, amicale e sociale. Non è difficile comprendere come un lavoratore depresso o scontento, ansioso o iracondo possa poi trasmettere questi suoi malesseri anche sul versante privato, compromettendo così, non solo, la propria qualità di vita ma anche quella di altre persone a lui più o meno vicine. Frequenti sono purtroppo le unioni matrimoniali naufragate per l’eccessivo carico di stress accumulato dai partner a causa del lavoro: trasferte all’estero, clima lavorativo teso, mancata realizzazione professionale, ostilità con i colleghi, retribuzione insufficiente, sono solo alcune delle possibili micce. Calcolando che mediamente ogni lavoratore trascorre più di otto ore sul luogo di lavoro, diventa chiaro come il dover affrontare continue avversità in questo campo possa essere determinante nel creare o rompere equilibri personali. A questo proposito l’Agenzia Europea per la salute e sicurezza sui luoghi di lavoro ha indicato cinque possibili precursori di tali disagi:

  1. l’utilizzo di contratti precari che genera incertezza e insicurezza,
  2. la presenza di una forza lavoro sempre più vecchia (poco flessibile e poco adattabile ai cambiamenti) per mancanza di adeguato turn-over;
  3. alti carichi di lavoro, con conseguenti pressioni sui lavoratori da parte del management;
  4. tensione emotiva elevata conseguente alla presenza di mobbing sul lavoro,
  5. interferenze e squilibrio fra lavoro e vita privata.

Come prevenire quindi la comparsa di tale fenomeno? Attuando una politica preventiva che miri a predisporre una situazione lavorativa idonea e ottimale per il lavoratore (clima aziendale sereno, definizione dei ruoli, possibilità di carriera, comunicazione aperta ed empatica ecc) tenendo conto dei contenuti lavorativi medesimi (ambiente di lavoro, attrezzature idonee e manutenzione costante, ritmi di lavoro e orari consoni, pianificazione dei compiti evitando casi di sovraccarico o sottocarico lavorativo) e non per ultimo predisponendo un buon piano di formazione aziendale sui rischi, le manifestazioni e le possibili soluzioni al problema stesso, fornendo ai lavoratori il know how necessario per intraprendere al meglio il proprio percorso lavorativo.

Psicologa Jeny Meregaglia